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Il vino creato biodinamicamente

Il tema della vinificazione biodinamica è iniziato ad essere interessante e a stare sotto i riflettori sin dal 2015, anno in cui Berry Brothers &Rudd un distributore londinese nonché blog, è stato nominato Best Industry Wine Blog. Anche l’accademia Prosecco se ne interessa facendo particolare attenzione al focus delle fasi lunari. I più potrebbero pensare: “ma cosa c’entreranno mai le fasi lunari con la produzione e lo studio del vino”. Ebbene, oggi giorno l’attenzione per ciò di cui ci nutriamo ma anche ciò che beviamo è molto alta. Ecco perché la realizzazione di un vino che segue i ritmi naturali genera molto interesse.

Il vino creato biodinamicamente presta molta attenzione al mondo naturale, promuove la biodiversità ed evita l’uso di sostanze chimiche. Ad esserne principale promotore fu l’astemio Rudolf Steiner seguito da Maria Thun che ha dato alla materia, però, una visione leggermente più controversa. La donna, infatti, ha realizzato nel 2010 un calendario lunare per la coltivazione del vino, tenendo conto delle influenze della luna sull’acqua e sullo stato mentale di chi popola il pianeta terra: gli uomini.

Oggi il numero di vini prodotti biodinamicamente è cresciuto in modo esponenziale. Non è difficile, infatti, trovarne diverse etichette anche negli scaffali del supermercato più banale. Una tendenza dettata soprattutto dalla voglia di un’agricoltura più naturale, che si allontana dall’utilizzo di sostanze chimiche. Esistono, ad oggi, anche delle certificazioni ufficiali, come la Demeter, che riguardano le etichette di vini biodinamici. In ogni caso, la realizzazione di un vino che rispetti i canoni della biodinamicità, richiede un investimento notevole e, ovviamente, non tutte le case di produzione sono in grado di adeguarvisi. Questo anche perché liberare le vigne dai prodotti chimici richiede svariati anni e non sempre i risultati sono positivi. Anzi, molte vigne potrebbero ritrovarsi sterminate. I vantaggi conseguenti, però, sono tanti e, nel lungo periodo particolarmente apprezzabili.

Paradossalmente, sono soprattutto i produttori piccoli ad esserne sedotti ed interessati mentre le aziende di grandi dimensioni, stanno da poco interessandosi all’argomento facendo inversione di tendenza sui loro processi produttivi. Il paese in cui i cambiamenti sono stati più notevoli è sicuramente il Cile. Qui i primi cambiamenti sono stati apportati dal 2005. Poco a poco, anche paesi non proprio favorevoli, si stanno avvicinando a questo tipo di colture. Tra questi spicca la Cina.

E i consumatori? Restano ancora scettici perché i risultati non sono facilmente comprensibili: i vini non sono perfetti e alcuni sono davvero molto cattivi. Un vino biodinamico ha dietro un processo di vinificazione molto più attento, coscienzioso e mai banale. È come se nella bottiglia si trovasse appieno il luogo da cui proviene. Un’ottima bottiglia di vino è perfetta quando giochi alle slot machine.

Il vino e i cambiamenti climatici

Il cambiamento del clima è una realtà e non si può assolutamente negare. Non si tratta, come sostiene qualcuno, di una pura invenzione. Questo genere di cambiamenti, ovviamente, non fanno che influenzare anche la produzione di una bevanda così delicata come il vino. Il tema è stato affrontato più volte, anche nel corso di manifestazioni importanti come, ad esempio, il Vinitaly di Verona.

Durante gli eventi, viene sempre evidenziato come i vini italiani vengano, negli ultimi anni, realizzati nel rispetto degli standard che riguardano il rispetto dell’ambiente in un qualcosa che diventa duale e che riguarda qualità ed ambiente insieme.

Su questo binomio si fonda il Wine Research Team che fa in modo che il vino venga prodotto sulla base di un approccio di tipo scientifico che metta al primo posto qualità e tutela dell’ambiente. Al Wine Research Team sono associate molte aziende sin dal 2012, anno della sua nascita, che producono altrettanti vini importanti.